SEZIONE II - PRESENTE


INTRODUZIONE


La conferenza di Maputo è terminata il 7 maggio 1999 e quella di Ginevra è cominciata il 10 settembre 2000. Questi sedici mesi, intercorsi tra la prima e la seconda conferenza sullo stato del Trattato di Ottawa, rappresentano il lasso di tempo che possiamo definire “il presente”.

Nel corso di questo periodo il bando sulle mine antiuomo ha registrato ulteriori sviluppi, muovendosi in maniera più silenziosa, senza guadagnarsi le prime pagine dei giornali. Il momento più eclatante è terminato con la firma della Convenzione di Ottawa e si è poi brevemente riacutizzato nei giorni della sua entrata in vigore nel marzo 1999. La stampa internazionale ha così spostato i suoi riflettori in altre direzioni, alla ricerca di notizie più remunerative e oggi esiste un effettivo rischio di dimenticarsi delle conseguenze delle mine, mentre la percentuale delle vittime non è minimamente scesa rispetto al 1997. Di rado si trova un articolo di giornale che relazioni sul problema mine, normalmente solo in concomitanza con qualche iniziativa di un governo e, soprattutto, delle ONG che cercano di mantenere alta la soglia di attenzione.

Per indagare cosa sta succedendo nel tempo presente è parso quindi opportuno rivolgersi direttamente alle fonti principali: gli attori di Ottawa.

Nella sezione II ci occuperemo dei passi compiuti o preventivati dagli Stati e dalle ONG per proseguire il cammino verso l’eliminazione delle mine. I protagonisti di questo processo sono stati contattati direttamente per raccogliere le informazioni, ulteriori indagini si sono svolte monitorando soprattutto le loro pagine internet, alla ricerca di un aggiornamento in tempo reale, non esistendo ancora una letteratura o dei documenti ufficiali che potessero aiutare.

Il capitolo III si occupa degli Stati.

Tutti i Ministeri degli esteri del mondo sono stati contattati[1] attraverso l’invio di una lettera di presentazione del lavoro di ricerca e di un questionario[2] sull’attualità e il futuro del problema mine[3]. Ulteriori contatti sono stati presi con le delegazioni permanenti presso le Nazioni Unite a New York nel corso del mese di agosto 2000 (in questo caso si è proceduto attraverso l’utilizzo della posta elettronica o l’invio di fax). Quaranta Paesi hanno accettato di collaborare a questo lavoro di ricerca inviando le loro risposte.

I capitoli IV e V indagano le attività delle ONG.

In prima analisi viene esaminato il lavoro del cartello di associazioni che compongono la sigla di ICBL (International Campaign to Ban Landmines), mentre in seconda battuta viene preso in considerazione il lavoro di Emergency, l’associazione italiana più attiva nella battaglia contro le mine e che non dimora sotto la sigla di anzi citata.

Il capitolo VI relaziona della Conferenza di Ginevra.

Dopo aver raccolto le informazioni sull’ultimo anno di lavori per la messa al bando delle mine, la stretta attualità non poteva essere conosciuta che partecipando[4], insieme agli attori di Ottawa, alla SMSP (Second Meeting of States Parties to the Convention on the Prohibition of the Use, Stockpiling, Production & Transfer of Anti-Personnel Mines and on their Destruction).

 


 

[1] Unica eccezione è rappresentata da Niue, la lettera è tornata indietro per un errore nella compilazione dell’indirizzo del destinatario: le più sentite scuse al governo dell’atollo del Pacifico.

[2] Vedi Allegato 2.

[3] Nel caso dell’Iraq, su consiglio dell’Ambasciata irachena a Roma, il contatto è avvenuto via fax, per evitare i problemi postali causati dall’embargo.

[4] La partecipazione alla SMSP è stata possibile in qualità di rappresentante di Emergency e grazie al sostegno del Ministero degli Affari Esteri italiano, che ha inserito Emergency nella propria delegazione a Ginevra.